I PRESEPI SONO PER TUTTI

 

202011 brignano Come dice il comico Enrico Brignano nello spot pubblicitario trasmesso in tv per insegnare come si devono smaltire le mascherine:
Dico a te, proprio a te!

Sappi che i presepisti realizzano le loro opere per tutti.

Per coloro che credono che Gesù, nato da Maria, rimasta vergine, è Figlio di Dio, creatore dell’universo infinito.

Per coloro che non credono più, ma ricordano quando erano bambini e costruivano un semplice presepio insieme ai genitori e ai nonni.

Per i bambini che amano il presepio perché in esso vedono un mondo quasi della loro misura. E vedono che il personaggio più importante è un bambino come loro.

Per coloro che sono delusi e credono che a Natale tutti diventano più buoni, ma negli altri giorni dell’anno il mondo non cambia.

Per coloro che credono che il mondo vada avanti da solo e che l’uomo può arrivare oltre ogni limite, anche se la natura stessa si incarica di mostrarci i limiti.

Per coloro che credono che la legge dei “furbetti” premia sempre.

I presepisti, mentre impastano gesso e spargono muschio, pensano soprattutto a coloro che sono malati oppure sono anziani e quelle opere non le vedranno perché non possono uscire di casa.

I presepisti sono consapevoli che le loro opere dovranno affrontare la rivalità di moltissime luci, di vetrine sfavillanti, di acquisti, cenoni, regali e auguri anche se fatti senza sentimento.

I presepisti sperano con tutto il cuore che i loro quadretti siano capiti da coloro che vengono da distante, hanno un’altra religione ed una cultura del tutto diversa dalla nostra. In fondo il bambinello che sta nella grotta è fragile come ogni bambino appena nato, ancor di più se è un piccolo migrante di colore sopravissuto ad un naufragio.

Certamente quest’anno i presepisti nel collocare i pastori che portano doni per Maria e Giuseppe, hanno pensato alla generosità delle molte persone che hanno cercato di alleviare i dolori degli ammalati e dei loro parenti. E qualcuno ha pagato con la vita la sua generosità.

Nel sistemare le montagne per fare da sfondo alla scena avranno ricordato la bellezza del creato, i bei giorni trascorsi in vacanza e meditato su come stiamo distruggendo la natura.

 

202011 pigozzi 1 202011 pigozzi 2 Antonio Pigozzi, Gazzano (RE)
uno dei maggiori presepisti italiani

 

 

 

I  SEPOLCRI

I presepisti e coloro che hanno a cuore la sacra rappresentazione della nascita di Gesù Cristo, temono che la preziosa tradizione  finisca.
Il timore è fondato se si pensa che è meno sentito il desiderio di fare il presepio in famiglia o visitarli nelle parrocchie.
Mi sembra che anche i sacerdoti sempre meno insistano per creare nelle parrocchie cultori dei presepi, mentre propongono di offrire ai fedeli una simbologia della natività più essenziale.
E’ quello che è avvenuto per i Sepolcri. Quando ero bambino nelle chiese si curava in maniera quasi artistica la ricreazione dell’ambiente in cui Gesù ha vissuto gli ultimi momenti su questa terra.
Il sepolcro era il perno del triduo pasquale che coinvolgeva il sentimento religioso.

Certo i tempi sono cambiati. In passato - per la semplicità dei fedeli - presepi, sepolcri, via crucis, processioni ed altre forme esteriori fossero importanti per alimentare la fede. La cultura moderna, che vuole sostituirsi alla Fede, trova ridicole queste forme “popolari” , come se i fedeli di oggi fossero semplici spettatori che si fermano alle apparenze.

Nelle immagini seguenti sono riportati esempi di sepolcro di Cristo.

2018 Santa Lucia sepolcro Castel d'Azzano Sepolcro

 Il termine “sepolcro viene ancora oggi utilizzato nel linguaggio popolare di alcune regioni del Sud Italia per indicare quello che, più propriamente, andrebbe definito “altare” o cappella della reposizione”. In parole più spicce, corrisponde allo spazio della chiesa allestito al termine della “Missa in Cena Domini” del Giovedì Santo, destinato ad accogliere le specie eucaristiche consacrate e a conservarle sino al pomeriggio del Venerdì Santo quando, al termine della liturgia penitenziale, verranno distribuite ai fedeli per la comunione sacramentale.

E’ noto che dopo la messa vespertina del Giovedì Santo non sono consentite altre celebrazioni eucaristiche sino alla notte di Pasqua, per cui per la comunione devono essere utilizzate necessariamente le particole messe da parte la sera del Giovedì. Chi per fede, chi per curiosità, la notte del Giovedì Santo si muove per le vie cittadine in visita agli altari delle chiese, addobbati solennemente. La pratica di allestire gli altari della reposizione si è affermata in Europa già a partire dall’Età carolingia ed esprime l’idea del lutto e della sepoltura, avendo però una forte giustificazione teologica: è vero che i Cristiani nell’Eucarestia adorano il Cristo vivente, ma è altrettanto vero che Gesù è passato alla vita incorrotta attraverso una morte cruenta.

Nella consacrazione eucaristica si ripete e si riattualizza il triplice mistero di Passione, Morte e Resurrezione e, se alla sensibilità moderna sembra strano associare all’Eucarestia l’idea della tomba, è doveroso riguardare il mistero eucaristico in termini di reale sacrificio, in quanto la dimensione sacrificale non deve ridursi ad un fatto puramente simbolico ma fa realmente parte del “sacramento dell’altare”.  Nell’altare vengono collocati il tavolo, simbolo del sacrificio, il pane, i 12 piatti degli Apostoli e il tabernacolo dove è collocata l’Eucarestia… tutti doni e simboli umili, rappresentativi della comunità.

Tutto il resto della Chiesa viene oscurato, in segno di dolore perché è iniziata la Passione di Gesù; le campane tacciono, l’altare più grande è disadorno, il tabernacolo vuoto con la porticina aperta, i Crocifissi coperti.

In attesa che qualcuno dei nostri amici invii le foto del sepolcro della sua parrocchia, riportiamo un esempio di cammino verso il Golgota che i presepisti di Cuore Immacolato di Maria hanno allestito qualche anno fa con la collaborazione dei giovanissimi partecipanti al catechismo.

 Cim   Cim I sandali 
 Cim

LA STORIA DEL MIO PRESEPIO

Ora che mi interesso di presepi, mi viene spesso in mente che quando avevo 4-5 anni, mio padre andava sul tetto di casa nostra, in Via Martinet ad Aosta (sono nato ed ho vissuto i primi anni in quella città), per raccogliere il muschio delle “lose” (tipiche rocce piatte di ardesia che coprono i tetti delle case valdostane) per fare il presepio di casa. Lose
Lui e mia mamma, poi, sistemavano questo muschio su una tavola di legno e ci mettevano la farina bianca per fare le stradine, poi le casette di sughero dipinte, ricreavano il ruscelletto con la carta stagnola e per ultimo aggiungevano le statuine di gesso.

Nel 1960, ero in prima media, ho trascorso il Natale in ospedale a Lonigo (ora abitavo lì) e i miei genitori mi portarono un minipresepio in plastica. Erano i primi presepi in plastica. L’ho tenuto per tanti anni nella mia cameretta per ricordare l’affetto dei miei genitori. Qualche anno fa ho cominciato a interessarmi di presepi anche se non ho affatto abilità manuale e quindi do una mano alla nostra associazione per la parte amministrativa e di relazioni.
Ho partecipato, come spettatore, ad alcuni corsi di presepistica e, naturalmente, partecipo dell’attività dei miei amici presepisti della parrocchia Cuore Immacolato, per cui ho avuto la tentazione di mettere in una scatoletta lo storico presepio e aggiungerci qualcosa di mio.

Concludendo: se io, che non so fare bei lavori, ho raccontato la mia piccola storia perché anche voi non ci raccontate qualcosa del vostro presepio, aneddoti, impressioni, ricordi legati al vostro gruppo? 

Giorgio

Il presepio che verrà

Cari Amici Presepisti,

vi abbiamo chiesto di saperci dire se, tenendo conto della situazione delle vostre chiese, riuscirete a preparare il presepio per il Natale 2020. Ringraziamo coloro che hanno risposto con sollecitudine. Qualcuno ha comunicato che quest’anno non lo farà. Capiamo il dolore di questi amici perché il presepio è una passione. Oltre a gesso e polistirolo c’è molto di più. Ammiriamo questi amici che devono aver riflettuto molto sulla responsabilità verso se stessi, i collaboratori ed i visitatori. Grazie comunque.

Qualcuno ha risposto che il presepio ci sarà. Molti ancora non hanno risposto e restiamo in attesa.

Nemmeno il Comune ci ha interpellati per inserire nel libretto delle iniziative natalizie i nostri calendari. Probabilmente anche loro hanno difficoltà di programmazione in questo periodo.

Il presepio che verràVoi mandateci ugualmente i vostri calendari perché inseriremo nel nostro sito www.presepidivicenza.com l’elenco dei presepi come è stato fatto negli anni passati. Forse in passato non abbiamo seguito con calore il nostro sito, ma ora è il legame che ci può tenere uniti nella distanza. Vedremo di impegnarci per tenerlo vivo e chiediamo a tutti voi di darci una mano. Mandateci, notizie, suggerimenti, foto del presepe di casa vostra, del vostro gruppo di artigiani-artisti, vostri pensieri o poesie, ricordi, speranze, temi dei vostri figli … Facciamo del nostro sito la nostra seconda casa. Dopo gli allori del passato con gite interessanti, corsi di presepistica, aggiornamenti, qualche cena, ora è importante tenere questo punto di ritrovo per dimostrare di essere un gruppo, per coltivare la nostra amicizia che si fonda sulla passione comune di far rivivere la nascita di Cristo.

Date ogni tanto un’occhiata al sito, www.presepidivicenza.com fatelo conoscere ai vostri parenti e amici.