LA SACRA SINDONE


Collegato al discorso del sepolcro c’è quello della Sindone. Non vogliamo in questo semplice sito addentrarci nelle numerosissime teorie al riguardo e ricapitolare le diverse versioni della sua storia, ma semplicemente ricordiamo la posizione della Chiesa sull’argomento.

L'autenticità della Sindone - vale a dire se essa sia o no il lenzuolo funebre di Gesù - è stata a lungo dibattuta: vi sono state dispute al riguardo già nel XIV secolo. Le discussioni sono riprese alla fine del XIX secolo, quando la prima fotografia della Sindone ha rivelato le particolari caratteristiche dell'immagine e ha suscitato l’interesse degli studiosi.

Il sepolcro vuotoLa Chiesa Cattolica in passato si è espressa ufficialmente sulla questione dell'autenticità, dapprima in senso negativo. Nel 1389 il vescovo di Troyes inviò un memoriale al papa, dichiarando che il telo era stato "artificiosamente dipinto in modo ingegnoso". Nel 1390 l'antipapa Clemente VII emanò quattro bolle, con le quali permetteva l'ostensione, ma ordinava di "dire ad alta voce, per far cessare ogni frode, che la suddetta raffigurazione o rappresentazione non è il vero Sudario del Nostro Signore Gesù Cristo, ma una pittura o tavola fatta a raffigurazione o imitazione del Sudario". Poi ha ribaltato il giudizio in senso positivo. Nel 1506 Giulio II autorizzò il culto pubblico della Sindone con messa e ufficio proprio .

Dal XX secolo la Chiesa cattolica ha scelto di non esprimersi ufficialmente sulla questione dell'autenticità, che peraltro non è argomento fondamentale di fede, lasciando alla scienza il compito di esaminare le prove a favore e contro, ma ne autorizza il culto come icona della Passione di Gesù. Diversi pontefici moderni, da papa Pio XI a papa Giovanni Paolo II, hanno inoltre espresso il loro personale convincimento a favore dell'autenticità.

Le chiese protestanti considerano invece la venerazione della Sindone, e delle reliquie in genere, una manifestazione di religiosità popolare di origine pagana estranea al messaggio evangelico.

In merito alle ricerche rese note nel luglio del 2018 l'arcivescovo torinese Cesare Nosiglia, custode pontificio della Sindone, ha affermato che «la scienza deve fare la sua strada purché sia onesta e senza pregiudizi».

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